Gi interpreti de La bisbetica si muovono alternando la finta naturalezza della verisimiglianza agli scatti meccanici da carillon dark; per questo Angela De Gaetano elabora una coreografia di microespressioni facciali, finalizzata a esprimere la pluralità di sentimenti che appartengono al personaggio.
[…] Rimane infine questa donna, trattata come l’animale di un circo, cui tocca eseguire i numeri che il suo domatore le ordina: siedi anche se non c’è alcuna sedia, schiaccia un cappello anche se non esiste cappello, miagola (un tempo avresti ruggito) e col tuo miagolio fa sentire come ci si comporta.
Rimane infine questa creatura, portatrice sana di verità, che viene umiliata e pestata perché impari che la libertà non è un diritto ma un privilegio mentre è la schiavitù la condizione più frequente che tocca all’essere umano.
Rimane infine il silenzio che questa donna genera nella platea del Nest – prima che cominci una lunga serie di applausi – e rimane la sensazione di aver assistito a una Bisbetica della quale, per quanto ne siano stati riscritti i dialoghi e tagliate alcune scene, si può dire che riprende i fondamenti (palesi o nascosti) della Bisbetica che compose Shakespeare a suo tempo: tradendoli, cioè traducendoli nella forma, così com’è giusto e opportuno che avvenga con i capolavori della tradizione teatrale.