“I luoghi si consacrano al Teatro se il Teatro muove la sua azione di cura e di definizione, non sempre è facile; le nostre strade hanno sempre cercato di fare e di portare il Teatro dove era impossibile immaginarlo, inaugurando stagioni di rinnovamento della vita culturale di comunità e di territori che non avevano “luoghi” capaci di dettare la regola della condivisione, della partecipazione, dell’incanto al cospetto del racconto, della scena, dell’attore.
Accade, e accade anche che i contenuti desiderati e perseguiti trovino nel confluire delle ricerche lo stesso ambito per donarsi e manifestarsi ad un pubblico, mai veramente considerato tale perché necessariamente compartecipe degli atti che la scena porta agli occhi e al sentire. Così è per “Nasca il Teatro”, luogo nato con “l’obiettivo di avvicinare le persone al teatro e a tutte le forme d’arte”, che Ippolito Chiarello supportato da un nucleo di persone volenterose e determinate ha creato in un “magazzino” di proprietà dell’amministrazione delle case popolari alle Vele, quartiere della periferia di Lecce.
Uno spazio intimo, piccolo e grande insieme, dove a dettare la regola è la prossimità, la vicinanza tra “pubblico” e “atto”. Sere fa il prodigio dell’incontro e dell’intesa tematica si è svelato con Angela De Gaetano nei panni di Oliver Twist, il ragazzino di Charles Dickens.
Presente in scena – Oliver – è anziano, come mai prima l’avevamo percepito, dunque è cresciuto, si è liberato dal giogo della soggezione, si è costruito la vita come certo meritava. Ci appare sobrio ed elegante, è lì, in scena, la foto della madre mai conosciuta in una mano, per un “riepilogo” a lei della sua avventura. Nato in una casa di lavoro, subito orfano, derubato e privato della libertà, ceduto ad un beccamorti e poi in fuga, solo e tenero, preso nel vortice della strada nella Londra vittoriana con le sue ipocrisie e la realtà di una povertà metropolitana ammorbante e perennemente in conflitto. La strada, la banda dei piccoli sodali, la costrizione dettata dal tirannico Fagin e il generoso Brownlow, suo mentore nel cambiamento.
Tutte voci di un atto veloce quanto il tempo di un’apparizione, quella di un “santo” laico, maestro di vita, maestro di coraggio e di determinazione, come Angela. Lei è di quella leva di attrici cresciute creando con costanza e testardaggine la propria autonomia espressiva; drammaturga di se stessa è voce narrante nella necessità di dare corpo a vicende che la riguardano, la coinvolgono toccando le corde di un’emotività tenuta li, presente e vigile, sul limine della messa in scena.
Un’economia del sentire pronta a osare, a divenire atto condiviso, passione, urto, capriola di senso. Tragico e comico insieme, lancia unica di un mestiere che cresce in un’intesa mai ammiccante, serena nel suo darsi, frontale, schietta, popolare. Che quello, è l’attore, creatura della cultura del popolo e lei sa bene, cos’è essere e guardare al margine, stare sulla linea di confine che accoglie, interpreta e restituisce dignità e vigore a ciò che, senza voce, chiede parole e poesia per manifestarsi.”
MAURO MARINO
1 APRILE 2024