Come in un lungo paradosso l’intero spettacolo ha messo insieme la leggerezza, dovuta anche al testo reso tutto in rima, alla drammaticità assoluta che approfitta proprio di un certo tipo di vuoto psicologico e poetico.
Così come mancano le dimensioni al gioco di cartone che la compagnia ha costruito sul palcoscenico, così l’assenza di sentimento, l’assenza di amore rovina con tutto il suo carico di nulla sul pubblico; questo avviene quasi tutto in una volta, nell’incredibile monologo finale di un’affascinante Caterina interpretata magistralmente da Angela De Gaetano che conclude con una frase cantata, […] facendo coincidere, anzi scontrare come in un incidente, i principali filoni filosofici di questo spettacolo: l’effetto è di una drammaticità scurissima, nera come una caverna fredda e umida in alta montagna dove ancora è fumante il sangue della vittima di un orso.