Lei c’era sempre fino in fondo perché non voleva arrendersi mai
Mi avevano detto che nel gruppo delle giovani allieve con cui Simona Gonella stava mettendo in scena Psychosis 4:48 di Sarah Kane c’era qualcosa che non si vedeva da tempo. Era lei. Angela. Perfettamente a suo agio nella delicatissima trasfigurazione in Marina Cvetaeva, uno dei profili femminili presi in prestito dalla regista, per dare corpo alle parole della Kane in una delle più belle messinscena di Koreja degli ultimi 20 anni. Qualche mese dopo eravamo assieme nella baraonda di un villaggio balneare, set e mood di Molto rumore per nulla, in cui abitava l’intelligenza pungente di Beatrice. Da allora ho assistito ad un alternarsi di esperienze con cui alle volte Angela ha combattuto contro la sua stessa volontà, perché molto lontane da lei, alle volte invece, perfettamente calzanti. Eppure lei c’era sempre fino in fondo perché non voleva arrendersi mai. Quando ho iniziato a firmare le mie prime regie non c’era. Il nostro rapporto regista/attrice lo abbiamo fondato sulla trilogia shakespeariana: i primi passi timidi e poi sorprendenti di Elena nel Sogno di una notte di mezza estate, la forza di una Giulietta non convenzionale dal temperamento di una teenager, capace di disobbedire e morire per quell’unica passione che aveva appena iniziato a battergli nel cuore. E poi Caterina, una bisbetica apparentemente leonessa, cui però diamo un corpo fragile come quello di una bambola che incanta davvero tutti per la capacità di essere così arguta e struggente.
Poi viene Celimene de Il Misantropo, che arrampicandosi sulle sue bugie e inquietudini, si perde e si annulla come fosse Gloria Swanson in Viale del tramonto. Allo stesso tempo per me è Rina Durante, Maria D’Enghien, Sant’Irene, la batata e tutte le figurine cui ha dato corpo nel nostro altarino juke box Trip, che affianca da oramai quasi 10 anni, gli spettacoli di prosa di Factory.
Angela è tutti questi personaggi e molti altri ancora da scoprire, è caparbia, seria e dotata di grande ironia. Ha bisogno di prendere le misure prima lanciarsi a capofitto, ha bisogno del suo tempo per costruire meticolosamente le anime che abita per dotarle di coerenza e di un corpo molto più che plausibile. Le regole però devono essere chiare perché in questo gioco si rischia insieme ed è facile restare folgorati…in tutti i sensi. Ora stiamo preparando una piccola perla che speriamo di portare alla luce quanto prima, un monologo tratto da Il Fantasma di Canterville, che lei stessa ha riadattato, ed io ho cucito sulla sua versatilità, sul suo trasfigurarsi e divenire personaggio. Quel suo trasfigurarsi che molto spesso ci fa dimenticare la persona riservata, celata dietro un personaggio, al punto che potremmo incontrare Angela nel foyer, dopo lo spettacolo, e non riconoscerla.
Tonio De Nitto
Regista