L’intreccio principale si sviluppa con la trasformazione di Caterina (la potente Angela De Gaetano), presentata secondo gli stereotipi della bisbetica: violenta, rissosa, diabolica, una gatta selvatica da addomesticare. Lei è l’outsider, l’inadeguata, la pazza e l’opposto della sorella Bianca, il cui matrimonio dipende da quello della maggiore.
[…] Tutti fanno il tifo per lei perché è una donna alla ricerca del vero amore. Spigolosa e travolgente nella prima parte, con l’arrivo del “domatore” Petruccio (Ippolito Chiarello), Caterina subisce un disorientamento fisico e verbale. Il loro incontro diventa un match condotto sul piano della violenza, delle continue battute/frecciate che spezzano con maestria l’andamento comico dell’intreccio secondario, tutto basato su equivoci e inganni amorosi, travestimenti e metamorfosi.
[…] Un lavoro che scava nel profondo e raggiunge l’apice con le parole pronunciate da Caterina nel monologo finale: “Siamo donne o pagliacci?”.
Guardando il volto tumefatto di Caterina, riconosciamo parte del nostro vivere quotidiano: l’indifferenza del villaggio; la violenza fisica, ma soprattutto psicologica, perpetrata da alcuni uomini e l’annullamento totale di sé per un’idea distorta di amore.
Il bello è che ne torniamo a parlare con Shakespeare. A lui dobbiamo proprio tutto.”