Questa è un’amicizia nata per caso alcuni anni fa Giunto al termine di un piccolo Festival di musica elettronica tenutosi all’interno dei Cantieri Teatrali Koreja, dopo aver spavaldamente aperto le danze della serata, nascosto nell’ombra del mio portatile, del mixer e dei cavi, tagliando frequenze basse come fossero burro da mettere nella padella la danza, vengo coinvolto di una performance incentrata sulla poesia del maestro Vittorio Bodini.
La ricetta era semplice ed efficace: gli ingredienti fondamentali erano il mio sgraziato suono elettronico è la voce di “un’attrice”. L’attrice era Angela De Gaetano.
Le persone che l’hanno diretta dicono che durante le prove silenziosa, seria, severa, ma capace di seguire ogni indicazione con grande testardaggine. Dicono anche che pian piano si capisce che il riserbo le serve per sopravvivere, perché è completamente dentro a ciò che fa tutto il rischio della sofferenza che ciò comporta.
Angela De Gaetano, una sensibilità spigolosa ma sempre all’erta.
Per un attore è facile perdersi. Stare all’erta significa sorvegliarsi e fare autocritica, avere coraggio ed essere vivi. Oscar Wilde diceva: “stare all’erta, ecco la vita; essere cullato nella tranquillità, ecco la morte.”
Sono diventata attrice, così, per caso. Quasi 8 anni fa, ormai. Ho iniziato con un lavoro teatrale sul suicidio e con una grande sfida: Psychosis 4:48 di Sarah Kane. Lo scambio con Simona Gonella, che ha diretto i lavori, è stato l’incontro con il teatro. Quello da cui tutto è nato, interiormente. Con lei poi ho lavorato in Blue di Ursula Trani Sarma, un’autrice irlandese, partecipando a Tramedautore 2004 – Festival europeo la nuova drammaturgia al Piccolo di Milano. Altra esperienza bellissima.
Interrogare. Forse ho sbagliato mestiere! Scherzi a parte. Quello dell’attore può essere un mestiere affascinante. Ma a volte può rivelarsi riduttivo. La mia massima aspirazione è fare teatro, che è una cosa un po’ più complicata. “Interrogare” il pubblico, nonostante i dubbi (miei). L’artista osserva il mondo, prende una posizione e poni una domanda. Le cose non si possono fare a metà.
(…)
Ceglie. 30 maggio 2009. La mia ultima di Paladini di Francia. Ricordo uno spettatore speciale quella sera, Marco Baliani che a fine spettacolo ci aspetta vicino al palco per dirci che era commosso per il lavoro degli attori. E ricordo la commozione riflessa negli occhi dei miei colleghi.